Marcon appartiene alla provincia di Venezia, confinando con la Marca Trevigiana
dalla quale è diviso dal corso del fiume Zero. In passato il territorio era
ricco di boschi e acque che in parte ne hanno condizionato lo sviluppo e la
storia. Nei secoli scorsi, infatti, il fiume Zero, ma anche altri corsi d’acqua,
invadeva spesso la campagna soprattutto nella zona verso la laguna. Questa,
forse, la causa per cui Marcon non ha mai avuto dei centri abitati ma si è
caratterizzato per gli insediamenti sparsi. Come osserva il Podestà di Mestre
nel 1515, ciò che caratterizzava il territorio da lui governato era la grande
dispersione degli insediamenti umani “io trovo che questo territorio è grando et
le chase sparpanade, che invero a persone che non havesse grande praticha seria
impossibile a trovarle tute”.La storia marconese affonda certamente le sue
radici nell’età romana anche se questo non è documentato, ma la continuità con
la città di Altino e l’attraversamento del decumano massimo altinate all’altezza
delle attuali vie Monte Grappa e via Boschette ed il passaggio ai confini sud-
est, in località Zuccarello, della via Annia, sono una valida prova.
La prima volta che appare il toponimo “Marconio” è in un documento del 997 dove
il Vescovo di Treviso Rozone dona il territorio di “Marconio” al convento
benedettino di S. Maria Assunta di Mogliano a cui il paese restò legato fino
allo scioglimento degli enti ecclesiastici voluto da Napoleone. Un documento del
1330 rileva come, nel giorno del mercato, la Badessa, vestita di manto rosso,
assistita da un cancelliere e da un notaio amministrava la giustizia fungendo da
giudice. Il monastero poi, oltre alla proprietà fondiaria, possedeva anche dei
mulini. Estendeva i suoi diritti anche sull’elezione dei preti che aveva in cura
le anime dei marconesi.
Questo privilegio durerà fino al 1700 quando le indicazioni del Vescovo di
Treviso rendevano tale nomina del tutto formale. Nel 1521 la “chiesa di San
Zorzi di Marconio” fu eretta a parrocchia. La religiosità della popolazione
traspare non solo da queste opere ma anche dal sorgere di forme di solidarietà
oltre che di fede, come la schola di San Giorgio (1509) e del Rosario (1612).
Confraternite le cui mariegole sono interessanti per conoscere la vita dei
tempi. Vita povera e malsana. Nel sedicesimo secolo il territorio venne risanato
da alcuni interventi legislativi della Repubblica Veneta, ma la zona rimase
sempre poco abitata. 450 erano gli abitanti nel 1668, 614 sul finire della
repubblica nel 1766.
I veneziani non avevano molto interesse per Marcon pur avendo delle proprietà,
nobili come i Priuli e i Grimani o borghesi come i Negri ed i Valentini
sostituirono la piccola proprietà a quella ecclesiastica.Quest’ultima divenne
un “ghiotto boccone” a partire dal 1434, da quando cioè le Monache Benedettine
di Mogliano, che possedevano a Marcon 126 campi, lasciarono il Monastero per
Treviso. Nel secolo XVII alcuni veneziani eressero delle case dominicali.
Nel 1807, durante la dominazione francese, Marcon divenne comune, Dipartimento
dell’Adriatico. Ritornati gli austriaci venne aggregato come frazione a
Mogliano, ma nel 1818 ritornò comune autonomo con la frazione di Gaggio,
distretto di Mestre. Cosi Francesco Scipione Fapanni, dopo la metà dell’800
descrive il territorio di Marcon “il suolo è fertile, si coltivano sorgoturco,
frumento, avena, gelsi, l’aria è abbastanza salubre”.Nonostante questo però non
dovevano mancare povertà e miseria, visto che dopo gli anni ’70 molti marconesi
emigrano verso le Americhe. Ancora vivo nel racconto degli anziani l’episodio
che ebbe per protagonisti alcuni marconesi nel 1877 coinvolti in un tremendo
raggiro. Dopo aver venduto ogni cosa si portarono al porto di Genova dove
avrebbero dovuto salpare perle Americhe, ma non trovarono alcun bastimento.
Rientrati a Marcon, per paura di sommosse il Sindaco, Pietro Berizzi, diede loro
un lavoro: la sistemazione di una strada, l’attuale via Monte Grappa, che per
questo veniva fino a qualche anno fa chiamata strada dell’America.
La storia di Marcon è legata alla Grande Guerra, infatti, nel 1917, dopo la caduta di Caporetto, ospitò un campo di aviazione per la settantasettesima e ottantesima squadriglia dell’aeronautica militare. Significativo il contributo dato da Marcon alla lotta di liberazione tra cui una medaglia d’argento a Dolfino Ortolan. Per la lotta di quel periodo il Municipio venne bruciato, con la conseguente distruzione dell’archivio, che molto avrebbe aiutato nella conoscenza della storia dei territorio comunale. Il resto è storia recente.
A cura del prof. Luigino Scroccaro