Prima Riflessione: a breve inizierà un cammino verso una ricollocazione dell’altare, dell’ambone, del battistero (chiamati fuochi liturgici) e dei banchi nella Chiesa SS. Patroni. Che cosa vogliamo provare? Desideriamo conformare la disposizione interna della Chiesa alla piena partecipazione del popolo di Dio che celebra. La sperimentazione serve, sia per aiutarci ad entrare gradualmente nel cambio di prospettiva, sia per aggiustare l’arredo in rapporto alle esigenze che si presenteranno: vedi la collocazione del coro, le diverse celebrazioni come funerali e matrimoni, ecc.
L’attuale collocamento dei fuochi liturgici segue uno schema ancora clericale, anche se ci sono stati sforzi per mitigare tale impostazione. Il prete appare come celebrante e l’assemblea si trova affacciata all’area ben distinta, il presbiterio, dove avviene l’azione liturgica, simile a un teatro. Ne risulta un ambiente liturgico che colloca l’assemblea in una posizione da spettatrice e passiva. Il Concilio Vaticano II, invece, sollecita la piena partecipazione di tutti nella S. Messa perché vede il popolo di Dio come celebrante e soggetto della celebrazione. Il prete svolge un ruolo di guida e facilitatore perché ogni carisma e vocazione si possa esprimere pienamente.
Certamente, non sarà sufficiente cambiare l’arredo per portare l’assemblea ad essere così attiva, ma sicuramente il contesto influisce sulla nostra percezione e coinvolgimento. Può facilitare o ostacolare. Nella prossima riflessione, affronterò come la nuova disposizione della Chiesa potrà aiutarci a modificare il nostro atteggiamento di fronte alla celebrazione della Messa.
Seconda Riflessione: quando si entra in un luogo di culto per una celebrazione, che sia una moschea, una sinagoga o una chiesa, normalmente si vedono gli altri partecipanti di spalla. Gli sguardi si concentrano su l’unico rivolto a tutti: l’imam, il rabbino o il prete. L’attenzione di tutti tende verso uno solo dell’assemblea a discapito del popolo riunito attorno alla mensa. Gesù, invece, all’ultima cena ha scelto un contesto in cui i partecipanti si guardassero in faccia, così a sottolineare sia la relazione con lui che il legame con i fratelli. Ha desiderato mettere in risalto l’unione indissolubile fra il corpo di Cristo (nel pane spezzato e il vino condiviso) e la chiesa riunita! Corrisponde alla più grande fra tutte le leggi: amare Dio con tutto il cuore e il prossimo come se stessi.
Il cambiamento dell’arredo liturgico in Chiesa SS. Patroni mira a ritrovare e alimentare questo legame. Quando si entrerà in chiesa e si sceglierà un posto dove sedersi, non si avrà più la parete di cemento armato davanti agli occhi, un’immagine sacra e nemmeno il prete solitario (con affianco i chierichetti), ma si vedranno i volti degli altri partecipanti. All’inizio, potremo trovarci a disagio, disorientati o distolti dal “vero incontro” con Dio, perché le espressioni umane sono percepite come ostacolo alle realtà divine.
Certo che l’arte liturgica aiuta la devozione. basta che rimanga solo un tramite, ma il soggetto della Messa è Gesù stesso insieme alla Chiesa. Sono le persone la mediazione sacra principale di Dio e non gli oggetti! Non è per questo che i sacramenti danno rilevanza primaria alla persona e non alle cose? Non si va ad adorare l’acqua benedetta del battesimo, ma a celebrare la persona che riceve il battesimo; non si venerano le mani del sacerdote che assolve il penitente, ma si vive la gioia per chi riceve il perdono; non ci si inginocchia davanti agli anelli scambiati dagli sposi, ma si riconosce l’unione che Dio ha creato fra di loro con l’amore coniugale, ecc. Noi non ci inginocchiamo davanti a oggetti, ma davanti al Signore che viene, nel suo Regno di persone concrete!
Collocare l’altare e l’ambone in mezzo all’assemblea, potrà aiutarci a vivere i sacramenti come sono autenticamente intesi: come cammino della Chiesa in Cristo, come continua conversione e crescita della nostra vita verso la piena comunione con Lui e fra di noi!
Don Silvano